Dal Col Rodela all'Alpe di Tires, 5 Agosto 2013

 


 Dati escursione
 

 Giro ad anello: Sì
Differenza altimetrica: 1089mt
Ascesa totale: 562mt(saliscendi compresi)
Discesa totale: 1554mt(saliscendi compresi)
Lunghezza totale: 24,5km

Tempo percorrenza: 8h
Difficoltà:E

Traccia gpsies:


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Raminghi partecipanti: Ramingazzo, Ramingone con gli amici Walter e Beppe.

Recentemente passate a patrimonio mondiale dell'umanità, le Dolomiti sono sempre state nei progetti di noi raminghi fino a quando, stanchi di progettare e non realizzare, abbiamo deciso di fare un'escursione nello splendido comprensorio delle Dolomiti di Val Fassa.
La levataccia mattutina sarà di quelle che ci ricorderemo a lungo perchè il ritrovo è fissato per le ore 5 al parcheggio del casello autostradale di Brescia centro.
Ramingazzo, Ramingone e Beppe partiranno da Brescia, per incontrarsi con Walter alla stazione della funivia Col Rodela di Campitello di Fassa.
Giunti sul posto facciamo una piccola colazione al vicino bar, prima di unirci a Walter e prendere la funivia.
In circa 5 minuti di viaggio copriamo un dislivello di circa 1000 metri raggiungendo lo spettacolare Col Rodela al cospetto del Sassolungo.

 

 

 


 

Solo la vista di questo posto vale la pena del lungo viaggio in auto.

 

 

 


 

Dopo circa 10 minuti di contemplazione, ci ricordiamo che siamo venuti anche per camminare e quindi ci muoviamo sul sentiero n.529 (che per ora è una larga stradina) verso il sottostante e ben visibile Rifugio Federico Augusto.
Una mucca gigante razza Highlander ci saluta in prossimità del rifugio, che frettolosamente passiamo senza soffermarci.
Il giro previsto per oggi sarà infatti particolarmente lungo.

 

 

 

Proseguiamo sul bel sentiero anch'esso denominato Federico Augusto (n.4-557) in direzione del Rifugio Pertini, mentre Walter, che è molto informato sulle montagne del posto, non lesina spiegazioni e delucidazioni al resto del gruppo sulle numerose cime che possiamo ammirare.

 

 


 

Le chiamano le montagne incantate e, camminando da queste parti, ben se ne comprende il motivo: un dolce susseguirsi di verdi alpeggi risale i crinali fino ai piedi delle bianche torri rocciose che, verticali, sembrano voler raggiungere il cielo azzurro.

 

 

 


 

Il comodo percorso ci permette di chiacchierare allegramente con un occhio sempre rivolto allo splendido panorama.

 


 

Sono tantissime le leggende che riguardano le Dolomiti, da quella su Re Laurino e il suo giardino di rose, alla leggenda dei monti pallidi, alle numerose fate e gnomi che popolano i boschi ed i corsi d'acqua, mentre streghe e magia condiscono i racconti delle nonne ai nipotini.
Una leggenda riguarda proprio le montagne che ci ospitano quest'oggi, narra del gigante Sassolungo (valdifassa.it/ita/show_leggende/leggende_in_val_di_fassa) che, ghiotto delle mele coltivate dagli uomini, per non aver voluto confessare i suoi furti, venne trasformato in roccia dal capo dei giganti. La sua mano pietrificata da il nome alla Punta delle Cinque Dita ben visibile dal sentiero che percorriamo.

 

 


 

Quasi senza accorgercene raggiungiamo il bel Rifugio Sandro Pertini, splendidamente posto ai piedi della Cima Sud-Est del Sassopiatto, del Dente e del Sasso Levante.
Ci soffermiamo qualche minuto in contemplazione…

 

 

 


 

Lasciato il Pertini, proseguiamo in direzione del Rifugio Sassopiatto.
Attraversiamo alcuni comodi tratti di sentiero sassoso e ben sostenuto da pali in legno che reggono, oltre al nostro, anche il passaggio dei numerosissimi escursionisti che d'estate approfittano della facilità del percorso e della magnificenza del paesaggio, per trascorrere una giornata nella natura.

 

 

 


 

Siamo ormai in vista del Rifugio Sassopiatto, mentre uno stormo di uccelli neri (Gracchi ci suggerisce Walter) vigila dall'alto il nostro cammino.

 

 

 


 

L'affollato rifugio posto a 2300mt offre una bella vista sul Sassopiatto e sul sentiero che ne risale le rocciose pendici, popolato da piccole comitive di escursionisti. Decidiamo, supportati dai suggerimenti di Walter, di non salire in vetta al Sassopiatto, ma di proseguire verso l'Alpe di Tires.

 

 

 


 

Dopo un piccolo ristoro e una bibita fresca al rifugio, riprendiamo il cammino sul sentiero n.4-594 verso i Denti di Terra Rossa ed il Rifugio Alpe di Tires.
Si tratta di un lungo percorso, in parte sulla cresta, che panoramicamente si snoda tra le località Eures da Fascia, Palacia, Sela Palacia, Cresta Nera, Cresta di Siusi, Passo Duron.

 

 

 


 

Sulla nostra destra ci accompagna una vasta veduta su tutta la bellissima Alpe di Siusi, mentre in lontananza si intravedono le prime cime delle Oddle.
Sulla sinistra invece si incunea la profonda e selvaggia Val Duron, con la Croda del Lago a farle da guardiano.

 

 

 


 

Doppiamo il Passo Duron e, poco oltre, cominciamo la faticosa salita verso il Passo Alpe di Tires segnalato dalla presenza di una pala eolica.

 

 

 


 

A questo punto Ramingone e Beppe si staccheranno dal resto del gruppo, cominciando ad accusare la stanchezza, mentre Ramingazzo e Walter, più veloci, si fermeranno ad aspettarli al rifugio.

 

 

 


 

Anche in questo tratto la via è particolarmente suggestiva, sulla sinistra le rocce della Croda dell'Alpe sembrano voler caderci addosso, mentre davanti a noi lo splendido scenario dei Denti di Pietra Rossa ci incoraggia durante la salita.

 

 

 


 

Ramingone e Beppe, nel frattempo raggiungono il Passo Tires e, contrariamente alle aspettative, decidono di non raggiungere i vicini compagni accomodati al rifugio, ma scelgono di proseguire, alla faccia della fatica, verso la non distante Forcella dei Denti di Terra Rossa sull'agile sentiero che prosegue sulla destra del passo.

 

 

 


 

Con un cenno avvisano gli attoniti compagni che velocemente si rimettono gli zaini.
In una ventina di minuti raggiungiamo la forcella dove siamo nuovamente spiazzati dallo spettacolare panorama protagonista del quale l'Alpe di Siusi e lo Sciliar.

 

 

 


 

Aggirate alcune rocce, si apre una bellissima vista che copre quasi per intero il tragitto fin qui percorso: sullo sfondo la Marmolada, il Col Rodela, Il Pordoi ed il Sassopiatto, mentre davanti a noi la bella mole della Croda dell'Alpe.

 

 

 


 

Ci sediamo sulla panoramica panchina giusto il tempo di scattare una foto di gruppo con la bandiera ufficiale dei Raminghi delle Terre Alte.

 

 

 


 

Riprendiamo il sentiero verso il Rifugio Tires giunti al quale ci fermiamo per pranzare coi panini portati da casa. Una fresca birra e, soprattutto, una deliziosa fetta di torta sacher apprezzatissima da Ramingazzo e Ramingone, coronano il lauto convivio.

 

 

 


 

Tra una chiacchera e l'altra, arriva l'ora di lasciare il rifugio e cominciare il lungo cammino di discesa verso Campitello, attraverso la Val Duron.
Ritornati nei pressi del Passo Duron, prendiamo la stradina che scende sulla destra mentre minacciosi nuvoloni cominciano ad oscurarci il Sole.

 

 

 


 

Passate alcune malghe ci imbattiamo in una simpatica famigliola di marmotte che sembrano giocare rincorrendosi nei prati.

 

 

 


 

Proseguendo la discesa raggiungiamo un vasto pianoro denominato Tal Pian dove una lunga lingua ghiaiosa scende dalla montagna e serpeggia verso fondo valle.
Mentre alcune gocce di pioggia impensieriscono il nostro cammino, oltrepassiamo numerose baite, alcune delle quali veramente originali come il Maso Stefin e la Malga Miravalle.

 


 

Il breve piovasco si esaurisce in pochi minuti allorchè siamo in vista del Rifugio Micheluzzi che raggiungiamo lasciando la stradina principale e percorrendo la traccia segnalata sulla destra che si inoltra nel vasto pascolo.

 


 

Arrivati al rifugio, ne approfittiamo per riposare un poco e rinfrescarci con una birra. Ma il tempo stringe e, dopo aver orgogliosamente scartato l'idea di scendere con la jeep che fa da spola da Campitello al Micheluzzi, zaini in spalla riprendiamo il cammino.
Ramingazzo si ricorda di aver portato il baghet e coglie l'occasione per accompagnare la nostra discesa con un bel concerto marciante. Così facendo tra una nota e l'altra, raggiungiamo le prime case di Campitello quando le ombre della sera cominciano a scendere.

 


 

Visto l'orario avanzato, decidiamo di fermarci per una bella pizzata in compagnia, prima di salutare l'amico Walter e riprendere l'auto per rientrare a Brescia.

 


 

L'escursione è molto appagante dal punto di vista paesaggistico e non è difficile. Tuttavia è molto lunga e richiede un po' di fondo nelle gambe. Vale la pena affrontare tanti Km perchè il panorama ripaga con gli interessi.

 

 

 

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