Dal Col Rodela all'Alpe di Tires, 5 Agosto 2013 |
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Giro ad anello: Sì |
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Raminghi partecipanti: Ramingazzo, Ramingone con gli amici Walter e Beppe. Recentemente passate a patrimonio mondiale dell'umanità, le Dolomiti sono sempre state nei progetti di noi raminghi fino a quando, stanchi di progettare e non realizzare, abbiamo deciso di fare un'escursione nello splendido comprensorio delle Dolomiti di Val Fassa. |
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Solo la vista di questo posto vale la pena del lungo viaggio in auto. |
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Dopo circa 10 minuti di contemplazione, ci ricordiamo che siamo venuti anche per camminare e quindi ci muoviamo sul sentiero n.529 (che per ora è una larga stradina) verso il sottostante e ben visibile Rifugio Federico Augusto. |
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Proseguiamo sul bel sentiero anch'esso denominato Federico Augusto (n.4-557) in direzione del Rifugio Pertini, mentre Walter, che è molto informato sulle montagne del posto, non lesina spiegazioni e delucidazioni al resto del gruppo sulle numerose cime che possiamo ammirare. |
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Le chiamano le montagne incantate e, camminando da queste parti, ben se ne comprende il motivo: un dolce susseguirsi di verdi alpeggi risale i crinali fino ai piedi delle bianche torri rocciose che, verticali, sembrano voler raggiungere il cielo azzurro. |
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Il comodo percorso ci permette di chiacchierare allegramente con un occhio sempre rivolto allo splendido panorama. |
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Sono tantissime le leggende che riguardano le Dolomiti, da quella su Re Laurino e il suo giardino di rose, alla leggenda dei monti pallidi, alle numerose fate e gnomi che popolano i boschi ed i corsi d'acqua, mentre streghe e magia condiscono i racconti delle nonne ai nipotini. |
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Quasi senza accorgercene raggiungiamo il bel Rifugio Sandro Pertini, splendidamente posto ai piedi della Cima Sud-Est del Sassopiatto, del Dente e del Sasso Levante. |
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Lasciato il Pertini, proseguiamo in direzione del Rifugio Sassopiatto. |
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Siamo ormai in vista del Rifugio Sassopiatto, mentre uno stormo di uccelli neri (Gracchi ci suggerisce Walter) vigila dall'alto il nostro cammino. |
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L'affollato rifugio posto a 2300mt offre una bella vista sul Sassopiatto e sul sentiero che ne risale le rocciose pendici, popolato da piccole comitive di escursionisti. Decidiamo, supportati dai suggerimenti di Walter, di non salire in vetta al Sassopiatto, ma di proseguire verso l'Alpe di Tires. |
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Dopo un piccolo ristoro e una bibita fresca al rifugio, riprendiamo il cammino sul sentiero n.4-594 verso i Denti di Terra Rossa ed il Rifugio Alpe di Tires. |
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Sulla nostra destra ci accompagna una vasta veduta su tutta la bellissima Alpe di Siusi, mentre in lontananza si intravedono le prime cime delle Oddle. |
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Doppiamo il Passo Duron e, poco oltre, cominciamo la faticosa salita verso il Passo Alpe di Tires segnalato dalla presenza di una pala eolica. |
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A questo punto Ramingone e Beppe si staccheranno dal resto del gruppo, cominciando ad accusare la stanchezza, mentre Ramingazzo e Walter, più veloci, si fermeranno ad aspettarli al rifugio. |
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Anche in questo tratto la via è particolarmente suggestiva, sulla sinistra le rocce della Croda dell'Alpe sembrano voler caderci addosso, mentre davanti a noi lo splendido scenario dei Denti di Pietra Rossa ci incoraggia durante la salita. |
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Ramingone e Beppe, nel frattempo raggiungono il Passo Tires e, contrariamente alle aspettative, decidono di non raggiungere i vicini compagni accomodati al rifugio, ma scelgono di proseguire, alla faccia della fatica, verso la non distante Forcella dei Denti di Terra Rossa sull'agile sentiero che prosegue sulla destra del passo. |
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Con un cenno avvisano gli attoniti compagni che velocemente si rimettono gli zaini. |
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Aggirate alcune rocce, si apre una bellissima vista che copre quasi per intero il tragitto fin qui percorso: sullo sfondo la Marmolada, il Col Rodela, Il Pordoi ed il Sassopiatto, mentre davanti a noi la bella mole della Croda dell'Alpe. |
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Ci sediamo sulla panoramica panchina giusto il tempo di scattare una foto di gruppo con la bandiera ufficiale dei Raminghi delle Terre Alte. |
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Riprendiamo il sentiero verso il Rifugio Tires giunti al quale ci fermiamo per pranzare coi panini portati da casa. Una fresca birra e, soprattutto, una deliziosa fetta di torta sacher apprezzatissima da Ramingazzo e Ramingone, coronano il lauto convivio. |
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Tra una chiacchera e l'altra, arriva l'ora di lasciare il rifugio e cominciare il lungo cammino di discesa verso Campitello, attraverso la Val Duron. |
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Passate alcune malghe ci imbattiamo in una simpatica famigliola di marmotte che sembrano giocare rincorrendosi nei prati. |
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Proseguendo la discesa raggiungiamo un vasto pianoro denominato Tal Pian dove una lunga lingua ghiaiosa scende dalla montagna e serpeggia verso fondo valle. |
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Il breve piovasco si esaurisce in pochi minuti allorchè siamo in vista del Rifugio Micheluzzi che raggiungiamo lasciando la stradina principale e percorrendo la traccia segnalata sulla destra che si inoltra nel vasto pascolo. |
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Arrivati al rifugio, ne approfittiamo per riposare un poco e rinfrescarci con una birra. Ma il tempo stringe e, dopo aver orgogliosamente scartato l'idea di scendere con la jeep che fa da spola da Campitello al Micheluzzi, zaini in spalla riprendiamo il cammino. |
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Visto l'orario avanzato, decidiamo di fermarci per una bella pizzata in compagnia, prima di salutare l'amico Walter e riprendere l'auto per rientrare a Brescia. |
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L'escursione è molto appagante dal punto di vista paesaggistico e non è difficile. Tuttavia è molto lunga e richiede un po' di fondo nelle gambe. Vale la pena affrontare tanti Km perchè il panorama ripaga con gli interessi. |
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