Da Paspardo alla Cima Colombè e Barbignaga, 22 Giugno 2013


Dati escursione


Giro ad anello: No
Differenza altimetrica: 1200 mt circa
Ascesa totale:  1197mt (saliscendi compresi)
Discesa totale: 1197mt (saliscendi compresi)
Lunghezza totale: 15km andata e ritorno
Tempo percorrenza: 6h circa
Difficolta': E

Traccia gpsies:


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Raminghi partecipanti: Ramingone e Ramingazzo.

Sopra il piccolo paese di Paspardo in Valle Camonica, una interessante serie di creste dapprima rocciose e poi prative discendono dal Monte Frisozzo verso valle, delineando lo spartiacque tra la Conca del Volano e la Val Saviore. Si tratta di una zona non molto frequentata dagli escursionisti, che comunque sa regalare numerose soddisfazioni paesaggistiche.
Protagonisti di giornata saranno i soliti Ramingazzo e Ramingone.
Raggiunto l'abitato di Paspardo seguiamo la stradina che sale verso il Rifugio Colombè  e parcheggiamo la Multipla a lato della strada, in un angusto spiazzo adibito a parcheggio in  località Ghisgiulì. Qui si trova anche l'incrocio con il sentiero che sale sempre da Paspardo, ma dalla località "croce".

 


 

Buona parte del tragitto si svolgerà su comoda mulattiera, il primo tratto della quale, essendo abbastanza ripido, ci costringerà a numerose soste e ad un poco di fatica.
Durante il tragitto nel bosco passiamo numerose baite, alcune delle quali ancora ben mantenute, molte altre ridotte a ruderi.
è qui che il Ramingazzo espone la sua utopistica idea di fare della zona un albergo diffuso.
A quanto pare si tratterebbe di ristrutturare le vecchie baite ricavandone degli accoglienti locali dove ospitare i clienti dell'albergo. L'idea sembra bella, ma ovviamente richiederebbe una somma di denaro che di sicuro non è presente nelle nostre tasche e, soprattutto, bisognerebbe convincere i proprietari a vendere i ruderi… Conoscendo la gente di montagna, l'opera di persuasione ci appare ancora più difficile che reperire i fondi.
Chiacchierando allegramente, raggiungiamo le casette di Pusol, vecchio se non antico villaggio estivo dove si veniva per l'alpeggio in tempi passati e dove veniamo accolti da una bella vista sulla Concarena.

 


 

Ripresa la stradina che ora è un bellissimo acciottolato, in una ventina di minuti siamo alla Malga Colombè dove, in Estate, è possibile acquistare i formaggi prodotti in loco.

 

 

 

Proseguiamo seguendo la stradina sulla sinistra che in cinque minuti ci porta al Rifugio Colombè.
Decidiamo di fermarci poco, giusto il tempo di un panino , un caffè, e la promessa di consumare una fetta di torta appena infornata, sulla via del ritorno.

 



Prontamente ci rimettiamo in cammino, riprendiamo la stradina che sale alle spalle del rifugio ed attraversiamo alcune belle radure tra verdi larici e belle vedute sulla Concarena.

 

 



Seguiamo la mulattiera fino a sbucare negli splendidi pascoli ai pedi del Monte Colombè e delle frastagliate cime del Barbignaga.
Il posto è così bello che siamo costretti a soffermarci numerose volte a contemplare il panorama.

 

 


A differenza delle numerose comitive di escursionisti che scelgono di risalire direttamente l'erto pendio erboso, noi decidiamo saggiamente di rimontare sulla sinistra attraverso una via un pò più lunga, ma meno faticosa e più panoramica.

 



Il sentiero infatti è segnato molto raramente e ci costringe  ad indovinare la via come meglio riusciamo. La nostra meta è la cima con le due croci che si trova tra il Monte Colombè e le creste del Barbignaga e che da qui sembra ancora molto lontana.

 

 



Risalire il prato data la forte pendenza ci obbligherà ad un considerevole dispendio di energie, ma, come sempre, la nostra fatica verrà abbondantemente ricompensata dal bel panorama che ci accoglie giunti in cima.

 

 


 

Sotto di noi verso Nord, tutta la Val Saviore con le montagne che la sovrastano dal Piz Olda al Pian della Regina al Monte Marser, col Corno Miller e la cima dell'Adamello che per l'occasione spuntano dalle nuvole.

 




Verso Est si vede il grande Lago D'Arno con il Monte Ignaga, i Corni di Cevo ed il Corno della Vecchia.
A destra gli innevati pendii del Frisozzo, mentre, più vicino a noi, ci sembra quasi di poter toccare le articolate rocce del Barbignaga.

 

 




Verso Sud, la poderosa mole del Pizzo Badile Camuno svetta imperiosa mentre la vista spazia su buona parte dei paesi di fondovalle  sorvegliati dalla magnifica Concarena la cui splendida sagoma ci ha accompagnato per tutto il cammino. Sempre più a Sud fino arriviamo a riconoscere in lontananza la tozza cima del Bronzone quasi confusa nella foschia.

 

 




Ad Ovest le nuvole ci impediscono la vista sulle Orobie che, intuiamo, sarebbe stata meravigliosa.
Ramingazzo in un posto del genere, non può esimersi dallo sfoderare il suo famigerato baghet e ci regala un "Soldato scozzese" da brividi.
Mentre folate di nebbia risalgono dai declivi sottostanti, a malavoglia lasciamo la panoramica cima, per ridiscendere il ripido crinale.

 




I prati sono dipinti da innumerevoli fiori uno su tutti la Genziana che ben risalta col suo blu acceso nel verde dei pascoli.

 




Più a valle, attraversiamo una zona di prato che sembra un groviera, tutta bucata com'è dalle aperture delle tane delle marmotte. “Chissà che groviglio di cunicoli ci saranno sotto i nostri piedi” vien da pensare. Ne avvistiamo anche qualcuna che sbuca guardinga.
Raggiunta nuovamente la mulattiera, decidiamo di proseguire sulla sinistra per raggiungere un bivacco che sappiamo esistere, ma che non è segnato sulla nostra cartina.

 

 



Raggiungiamo il piccolo ricovero e dopo una veloce visita decidiamo di ritornare al Rifugio Colombè dove, sui tavoli esterni, finalmente possiamo pranzare consumando i panini che ci siamo portati da casa.

 



Dopo pranzo ci concediamo un buon caffè ed onoriamo la promessa fatta all'andata concedendoci una fetta di squisita torta del rifugio, prima di riprendere gli zaini
e ritornare alla macchina.
L'escursione non è difficile nè pericolosa, bisogna prestare attenzione nell'ultimo tratto prima della cima sia per la quasi mancanza di segnaletica,
sia per la salita abbastanza impegnativa.
I grandiosi panorami sapranno ripagare di qualsiasi sacrificio fatto per arrivare fin lassù.

 

 







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