La Cima di Grem dal Passo di Zambla, 8 Giugno 2013




Dati escursione

Giro ad anello: No
Differenza altimetrica: 800mt circa
Ascesa totale: nd (saliscendi compresi)
Discesa totale: nd (saliscendi compresi)
Lunghezza totale: nd
Tempo percorrenza: 3h 30min solo andata

Difficolta': EAI

Raminghi partecipanti: Ramingazzo, Ramingone e ramingo Giovanni.

Posta tra le aspre guglie del Monte Alben e il tozzo panettone del Pizzo Arera, la Cima di Grem era da tempo inserita nei nostri progetti escursionistici.
A rispondere all'invito per questa camminata saremo in tre: Ramingazzo, ramingo Giovanni e Ramingone.
Punto di partenza dell'escursione e' il Passo di Zambla in provincia di Bergamo, che raggiungiamo in circa un'ora e trenta di auto.
Parcheggiata la macchina e ultimati i preliminari (Giovanni azzanna il suo primo trancio di pizza...), siamo gia' in cammino sul sentiero n. 223 che per ora e' una comoda stradina.
Dopo circa dieci minuti arriviamo ad una Santella e tenendoci sulla destra proseguiamo tra le belle casette del Col di Zambla. Purtroppo nella parte iniziale il percorso ci costringe a scendere facendoci poi recuperare i metri persi appena entrati nel bosco. Qui infatti lasciamo la stradina per proseguire sul sentiero che con ripidi tornanti risale la montagna.

 


 

Anche se la giornata non e' perfetta, un bel Sole di tanto in tanto fa breccia tra le nuvole ed illumina il bel paesaggio.
Usciti dal bosco, ci troviamo nei grandi pascoli che ospitano le sorgenti del torrente Riso e che ci offrono un'ampia veduta sul Monte Alben e sui paesini di fondo valle.

 


 

Percorriamo il lungo traversone tra prati in fiore e qualche piccola pozza d'acqua fino a portarci ai piedi di Malga Baita di Grem Alta.

 

 

 

Risaliamo un poco faticosamente il prato ed arrivati alla baita ci fermiamo per un breve riposo. Intanto Giovanni ne approfitta per sbranare il secondo trancio di pizza.

 



Dopo aver scattato alcune foto e fatto qualche chiacchiera con un simpatico escursionista locale, riprendiamo il cammino.

 



Risaliamo il pendio dietro la baita seguendo la via indicata da bianchi ometti di sassi.
Decidiamo di non affrontare la via di cresta sulla sinistra indicata dal sentiero n. 263, ma di tenerci sulla destra di un bel laghetto,
sul sentiero n. 223 verso il Bivacco Mistri.

 


Tra prati ricoperti di genziane, entriamo cosi' nella suggestiva ed aspra valle stretta tra la Cima di Grem ed il Monte Gualla.

 



Con un poco di delusione troviamo accessibile solo un angusto riparo arredato da un tavolo attorniato da alcune panche,
adatto ad ospitare, in caso di emergenza, solo poche persone. Chiuso il resto del locale.
Ci fermiamo solo per pochi minuti, il tempo necessario per un autoscatto e per il terzo trancio di pizza dell'affamato Giovanni.



Lasciato il bivacco ci troviamo nella parte piu' bella di tutto il percorso. Improvvisi muri di roccia emergono dal terreno mentre alcuni nevai ancora resistono a stagione inoltrata.
Anche alcune marmotte fischiettanti sembrano salutare il nostro passaggio. Il luogo e' cosi bello che ci obbliga a numerose pause fotografiche.

 

 


 

Ripresa la via, ci portiamo con un po' di fatica al bivio col sentiero n. 237 che nelle nostre intenzioni, dovremmo affrontare una volta scesi da Cima Grem.

 

 




Dinnanzi a noi l'erta finale che ci divide dalla meta. Solo il tempo per tirare il fiato e bere un sorso d'acqua che gia' ci stiamo inerpicando sul ripido pendio erboso.
La croce di vetta che ci segnala l'arrivo non appare lontana, eppure sembra di non riuscire a raggiungerla.

 

 




Ma con un ulteriore sforzo ecco che finalmente siamo in cima. Purtroppo le condizioni meteo, gia' cagionevoli, peggiorano sempre piu' e ci obbligano a consumare velocemente un panino (Giovanni dilania il quarto trancio di pizza...). Intanto dal sentiero di cresta risalgono frotte di escursionisti ed in breve l'angusta cima si riempie di gente.

 




Giovanni riconosce anche un suo vecchio amico che, suo malgrado, ha frequentato la scuola Toscanini...
Inizia a gocciolare sempre piu' frequentemente e cosi', approfittando della gentilezza di un escursionista, ci facciamo scattare una foto ricordo e frettolosamente indossiamo gli impermeabili e cominciamo a scendere.

 




Ben presto quello che sembrava un breve acquazzone si trasforma in una brutta tempesta che ci obbliga ad una rapida quanto pericolosa ritirata verso il bivacco.
Il nostro progetto di chiudere un bel tragitto ad anello col sentiero n. 237 dovra' aspettare giornate migliori.
Sia Ramingone che ramingo Giovanni giungono al bivacco Mistri fradici, mentre Ramingazzo vanta alcuni lembi di corpo asciutti...
Nessuno e' curioso di sapere quali. In compenso la sua reflex da cinquecento euro e' pericolosamente bagnata.




Approfittando di un momento di pioggia meno intensa, scegliamo di rientrare riprendendo il sentiero dell'andata che in circa due ore ci riporta alle auto,
non prima pero' di esserci beccati un nuovo temporale.
Giunti al parcheggio e cambiati i vestiti bagnati, decidiamo di farci un panino con birra al vicino bar ristorante, un po' contrariati per l'acqua presa,
ma con la promessa di ritornare per chiudere il nostro percorso ad anello che solo un brutto temporale ci ha impedito di compiere oggi.
Ma la montagna e' cosi', a volte accoglie, altre respinge.

 

 



 





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