La
Cima di Grem dal Passo di Zambla, 8 Giugno
2013 | |||
Giro ad anello: No | |||
Raminghi partecipanti: Ramingazzo, Ramingone e ramingo Giovanni. Posta tra le aspre guglie del Monte Alben e il tozzo
panettone del Pizzo Arera, la Cima di Grem era da tempo inserita nei
nostri progetti escursionistici. | |||
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Anche se la
giornata non e' perfetta, un bel Sole di tanto in tanto fa breccia tra le
nuvole ed illumina il bel paesaggio. | |||
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Percorriamo il
lungo traversone tra prati in fiore e qualche piccola pozza d'acqua fino a
portarci ai piedi di Malga Baita di Grem Alta. | |||
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Risaliamo un poco faticosamente il prato ed arrivati alla
baita ci fermiamo per un breve riposo. Intanto Giovanni ne approfitta per
sbranare il secondo trancio di pizza. | |||
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Dopo aver scattato
alcune foto e fatto qualche chiacchiera con un simpatico escursionista
locale, riprendiamo il cammino. | |||
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Risaliamo il
pendio dietro la baita seguendo la via indicata da bianchi ometti di
sassi. | |||
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Tra prati
ricoperti di genziane, entriamo cosi' nella suggestiva ed aspra valle
stretta tra la Cima di Grem ed il Monte Gualla. | |||
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Con un poco di
delusione troviamo accessibile solo un angusto riparo arredato da un
tavolo attorniato da alcune panche, | |||
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Lasciato il
bivacco ci troviamo nella parte piu' bella di tutto il percorso.
Improvvisi muri di roccia emergono dal terreno mentre alcuni nevai ancora
resistono a stagione inoltrata. | |||||||||||
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Ripresa la via, ci
portiamo con un po' di fatica al bivio col sentiero n. 237 che nelle
nostre intenzioni, dovremmo affrontare una volta scesi da Cima
Grem. | |||||||||||
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Dinnanzi a noi
l'erta finale che ci divide dalla meta. Solo il tempo per tirare il fiato
e bere un sorso d'acqua che gia' ci stiamo inerpicando sul ripido pendio
erboso. La croce di vetta che ci segnala l'arrivo non appare lontana, eppure sembra di non riuscire a raggiungerla. | |||||||||||
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Ma con un
ulteriore sforzo ecco che finalmente siamo in cima. Purtroppo le
condizioni meteo, gia' cagionevoli, peggiorano sempre piu' e ci obbligano
a consumare velocemente un panino (Giovanni dilania il quarto trancio di
pizza...). Intanto dal sentiero di cresta risalgono frotte di escursionisti
ed in breve l'angusta cima si riempie di gente. | |||||||||||
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Giovanni
riconosce anche un suo vecchio amico che, suo malgrado, ha frequentato la
scuola Toscanini... Inizia a gocciolare sempre piu' frequentemente e cosi', approfittando della gentilezza di un escursionista, ci facciamo scattare una foto ricordo e frettolosamente indossiamo gli impermeabili e cominciamo a scendere. | |||||||||||
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Ben presto
quello che sembrava un breve acquazzone si trasforma in una brutta
tempesta che ci obbliga ad una rapida quanto pericolosa ritirata verso il
bivacco. Il nostro progetto di chiudere un bel tragitto ad anello col sentiero n. 237 dovra' aspettare giornate migliori. Sia Ramingone che ramingo Giovanni giungono al bivacco Mistri fradici, mentre Ramingazzo vanta alcuni lembi di corpo asciutti... Nessuno e' curioso di sapere quali. In compenso la sua reflex da cinquecento euro e' pericolosamente bagnata. | |||||||||||
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Approfittando di
un momento di pioggia meno intensa, scegliamo di rientrare riprendendo il
sentiero dell'andata che in circa due ore ci riporta alle auto, non prima pero' di esserci beccati un nuovo temporale. Giunti al parcheggio e cambiati i vestiti bagnati, decidiamo di farci un panino con birra al vicino bar ristorante, un po' contrariati per l'acqua presa, ma con la promessa di ritornare per chiudere il nostro percorso ad anello che solo un brutto temporale ci ha impedito di compiere oggi. Ma la montagna e' cosi', a volte accoglie, altre respinge. | |||||||||||
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