Raminghi partecipanti: Raminghino, Ramingorino,
Ramingone.
Oggi abbiamo come destinazione il famigerato Pizzo
Formico, meta che abbiamo fallito un paio di anni fa, a causa del mal
tempo. Per problemi vari, tra
lavoro, impegni e indisposizioni, ci troviamo solo in tre alle 6 e 30 alla
mucca di Provaglio. Saliti
sull'auto di Ramingorino, partiamo forti del supporto del navigatore di
Ramingone. Arrivati a Lovere un
primo intoppo stradale (la galleria ss42 e' chiusa) costringe il
navigatore a reimpostare il tragitto, facendoci fare un lungo
giro attraverso Clusone, Ponte
Selva, fino a Colzate e Casnigo, da dove riusciamo a raggiungere Gandino.
Ma qui avremo di nuovo grandi difficolta' col navigatore, il quale, avendo in memoria una
mappa vecchia, ci fara' sbagliare strada parecchie volte. Alla fine, esausti, spegnamo il marchingenio e ci
affidiamo alla vecchia maniera: ci fermiamo e chiediamo ai
passanti. Ottenute finalmente le
giuste informazioni, raggiungiamo alfin il parcheggio nei pressi del
Rifugio Farno. In poco tempo siamo
pronti alla camminata. Sono le 8 e
20 di una fresca ma bella mattinata. La stradina sale da subito con buona pendenza
(sentiero n.545), attraverso i pascoli della Conca del Farno, punteggiati
qua e la' da graziose baite e grandi
roccoli.
Ben presto siamo in vista della grossa croce del
Pizzo Formico che, maestosa, svetta sulla cima del monte. Abbandoniamo la comoda stradina per imboccare sulla
sinistra il sentiero n. 542.
Passiamo una pozza ghiacciata e proseguiamo verso
la cima, lungo il largo ma faticoso
sentiero.
Dopo circa un'ora e un quarto dalla partenza siamo
in vetta al Pizzo Formico.
Un grandioso panorama ci accoglie: da sinistra il
vicino Monte Alben, il Pizzo Arera, in centro la bella piramide del Pizzo
del Diavolo, le cime piu' alte delle Orobie il Pizzo Redorta 3038mt e il Pizzo
Coca 3050, mentre a destra svetta la regina delle Orobie, la bellissima
Presolana.
Peccato che la foschia infastidisca un paesaggio
cosi' maestoso. Una gentile
escursionista si presta a scattarci una foto ricordo ai piedi del crocione
di ferro, fatta la quale cominciamo la discesa dal
versante Est verso la Forcella
Larga.
Con un po' di attenzione al terreno scivoloso
raggiugiamo la forcella dove ci accoglie un curioso monumento sormontato
da una piccola campana, posto dagli
alpini di Clusone e Gandino.
Decidiamo, cartina alla mano, di dirigerci verso la
santella denominata Morti della Montagnina, ma invece che proseguire in
mezzacosta sul sentiero di sinistra, scendiamo su quello di destra raggiungendo
nuovamente la la stradina di fondo valle. Qui, un po' disorientati, chiediamo nuovamente
informazioni ad altri escursionisti che ci dicono di proseguire risalendo
la stradina verso sinistra fino allo scollinamento dove si trova la Santella
(sentiero n.545).
L'ulteriore variazione di percorso non ci fa
perdere d'animo, ma solo qualche decina di minuti. Giunti alla Santella un po' disillusi nel trovarla
cosi' semplice e disadorna, riposiamo brevemente, per poi riprendere la
via di cresta che, sul retro, risale (non segnata) il dosso
erboso.
Il primo tratto seppur breve e' abbastanza
faticoso, ma giunti in cima si viene ampiamente ripagati dal bel
panorama. Da quassu' il sentiero
prosegue quasi pianeggiante verso il ben visibile Rifugio
Parafulmine.
In pochi minuti siamo al rifugio che troviamo gia'
abbastanza affollato. Dalla partenza dell'escursione sono trascorse circa
tre ore ed avvicinandosi il
mezzogiorno, siamo abbastanza affamati.
Decidiamo all'unanimita' di pranzare al rifugio ed
entrando prenotiamo un tavolo. Sara' una buona idea, visto che appena dopo di noi
arriverranno diversi escursionisti e non tutti troveranno posto per
mangiare. Alcuni dovranno aspettare
piu' di mezz'ora che si liberi un tavolo, altri ripigheranno sui tavolini
nel cortile per un fresco ma panoramico pranzo. Dopo mangiato, sistemati gli zaini, ci accingiamo a
scendere decidendo di proseguire sulla bella stradina che troviamo per
lunghi tratti innevata (sentiero n.549).
Arrivati a fondo valle proprio sotto la croce del
Pizzo Formico, visitiamo la bella e nuova struttura ricettiva ricavata
alla baita della Montagnina, dove
troviamo un piccolo locale aperto contenente una macchinetta che eroga
caffe' ed una che distribuisce bibite per i viandanti
assetati.
Continuiamo a scendere percorrendo la stessa
stradina fatta all'andata, mentre ormai siamo in vista delle belle baite
della Conca del Farno.
In pochi minuti raggiungiamo nuovamente il parcheggio pronti
per il ritorno a casa che decidiamo con un plebiscito di affrontare
tenendo spento il navigatore.
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