La Giro del Pizzo Formico




Dati escursione

Giro ad anello: Si'
Differenza altimetrica: 450mt
Ascesa totale:  540mt (saliscendi compresi)
Discesa totale: 543mt (saliscendi compresi)
Lunghezza totale: 19km
Tempo percorrenza: 5h 30min

Difficolta': E

Traccia gpsies:
http://www.gpsies.com/map.do;jsessionid=D43D2DE89D1AF5B165783503AEE5EBD0?fileId=pyreylvfujsjhijv


Raminghi partecipanti: Ramingazzo e Ramingone.

In questa Primavera che non vuole arrivare, con una serie infinita di giorni di pioggia, come trovare una giornata buona per fare un'escursione coi Raminghi? Finalmente le previsioni meteo ci vengono incontro, indicandoci come il Primo Maggio sia una giornata dove le probabilita' di precipitazioni sono basse.
Prendiamo subito la palla al balzo, approfittando anche della festa del lavoro, e, fiduciosi in una abbondante adesione, fissiamo questo giorno per fare il giro del Pizzo Formico.
Al solito ritrovo della mucca di Provaglio pero', con un poco di delusione, ci troviamo solo in due: Ramingone e Ramingazzo.
I Raminghi non hanno risposto al richiamo impegnati ognuno su campi diversi.
Ma non ci perdiamo d'animo e, come ai tempi che furono quando non sapevamo ancora di essere Raminghi delle Terre Alte, io e Ramingazzo partiamo verso la nuova meta.
Nuova solo per Ramingazzo in realta', perche' io, Ramingone, c'ero gia' stato con Raminghino e Ramingorino qualche anno fa.
Raggiungiamo Gandino e seguendo le indicazioni per Monte Farno... sbagliamo strada!!
Siamo nostro malgrado costretti a chiedere informazioni ad un gentile passante.
Senza ulteriori intoppi arriviamo al grande parcheggio nei pressi della Colonia di Monte Farno.
Sono le 8:45 circa quando cominciamo a camminare muniti anche di fiammanti radioline Motorola che abbiamo deciso di provare sul campo.

 


 

Dopo poche decine di metri lasciamo la stradina principale per dirigerci, sulla sinistra, verso il ben visibile roccolo che domina la collina.

 


 

Le radioline intanto intercettano alcuni messaggi che Ramingazzo dice provenire da una esercitazione della Protezione Civile, ma lo stretto dialetto bergamasco
fa sorgere qualche dubbio. Il bisogno di un interprete si fa sentire, nonostante le origini semi bergamasche di Ramingazzo. A scanso di equivoci decidiamo di spegnere
le radio sia perche' sono fastidiose sia per non intralciare le esercitazioni... Passato il monumentale roccolo, ci troviamo in breve sul bel sentiero di cresta.

 

 

 

 

Passiamo qualche pozza d'acqua, alcune delle quali sono cinte da traballanti palizzate, mentre la grande croce della vetta del Pizzo Formico appare gia' ai nostri occhi.

 



Passati sotto un brutto quanto grande ripetitore (chissa' di quale segnale?) raggiungiamo, con l'ultimo tratto ripido, la cima del Formico.

 



Data la facilita' dell'ascensione, troviamo la vetta occupata da alcune decine di persone che si riposano chiacchierando e rimirando il panorama.
Da qui infatti si gode di una vista davvero invidiabile.
Davanti a noi da sinistra si riconoscono: il Monte Alben, la Cima Grem, il Pizzo Arera,la grande insenatura della Val Seriana, in lontananza il pizzo del Diavolo, il Redorta ed il Pizzo Coca che sono le cime piu' alte delle Orobie ma che oggi sono coperte dalle nuvole. Sulla destra svetta invece la regina delle Orobie la splendida Presolana.

 

 


Dietro di noi, un dolce susseguirsi di dossi prativi circondano il piu' alto promontorio su cui sorge il Rifugio Parafulmine. Sulla sinistra seguendo la frastagliata cresta che scende dal Formico, la vista e' guidata fino al tozzo panettone del Monte Guglielmo che si erge dalla foschia di fondo valle.
Mentre consumiamo una frugale colazione, rapiti dalla bellezza del panorama, sentiamo un rombo in lontananza che confondiamo con un tuono.
Sono invece le spettacolari evoluzioni di un bel velivolo da turismo dall'aggressiva linea, manovrato da uno spavaldo pilota il quale, probabilmente vedendo la presenza di numerose persone sulla vetta del Formico, dirige il suo aereo proprio nella nostra direzione regalandoci un passaggio ravvicinato davvero da brividi, tanto che alcuni di noi ne rimarranno sconcertati.
Senza nemmeno lasciarci il tempo di commentare l'accaduto, ecco che l'aereo si gira per fare un nuovo passaggio ravvicinato a salutare noi basiti escursionisti, per poi allontanarsi definitivamente.
Una cosa davvero inaspettata che provoca numerosi quanto contrastanti commenti.
Ma il giro e' lungo e quindi io e Ramingazzo decidiamo di scendere non prima di scattarci una foto ricordo.

 



Anche la discesa e' molto tranquilla ed in circa 20 minuti raggiungiamo l'arrugginito monumento degli alpini.

 



Qui convergono una serie di sentieri e stradine ben segnalati che bene aiutano ed indirizzano gli escursionisti.
Sulla sinistra una stradina scende (sentiero n. 508) verso la chiesetta ed il rifugio di San Lucio, davanti a noi un bel sentiero con palizzata (n. 545) punta dritto in direzione del Rifugio Parafulmine scendendo sulla stradina che porta alla Cappella dei Morti della Montagnina.

 

 


 

Sulla destra invece un sentiero scende verso la ben visibile sterrata in direzione della nuovo Bivacco Guazza proprio sotto la vetta del Pizzo Formico.
Il nostro giro prevede di seguire il sentiero n. 545 che in breve ci porta alle sponde della grossa pozza d'acqua nei pressi della Cappella della Montagnina.

 

 




"Non ne sono pienamente sicuro, ma da qualche parte ho letto che questo posto fu testimone di un brutto fatto di sangue" dico io,
"devono aver trovato alcuni cadaveri in questa pozza molti anni fa" rincaro.
Un po' stupiti di non trovare nessuna targa che descriva l'origine del nome, risaliamo il ripido pendio alle spalle della Cappella.
Con un poco di fatica siamo al culmine del colle dove una splendida vista di pascoli fioriti e montagne ci riempie gli occhi..

 

 




Il Rifugio Parafulmine e' ormai a poca distanza e raggiungiamo l'affollato cortile proprio all'ora di pranzo...
Anche se, come sempre, il piccolo locale e' pieno di gente, riusciamo a trovarci un posticino per mangiare approfittando sia del fatto che siamo solamente in due,
sia della gentilezza di un gruppo di escursionisti che accetta di stringersi un po'per farci posto.
In una manciata di minuti ci viene servito il pranzo a base di casoncelli al burro come primo e polenta e luganega (coniglio per me) per secondo, il tutto annaffiato
con del buon vino rosso.
Un caffe' ed un bicchierino di genepy completano il garrulo pasto.
In men che non si dica, regolato il debito con i laboriosi rifugisti, recuperiamo gli zaini e proseguiamo il cammino.
La facile stradina scende dalla sinistra del rifugio con ampi tornanti.

 

 




Prima di arrivare al bivacco Guazza (bella struttura che contiene alcune macchinette automatiche dispensatrici di bibite, caffe' e spuntini),
lasciamo la stradina e prendiamo sulla sinistra il sentiero n.549 che porta verso il Bivacco Baroncelli del Cai di Gandino.

 




Attraversati i pascoli della Valle di Groaro entriamo nel bosco ed in breve tempo raggiungiamo lo spartano bivacco. Un'altra monumentale croce si trova di fronte al piccolo rifugio.
E' la croce dei pastori che domina dall'alto la Valle di Gandino.

 




A pochi metri dal bivacco si trova una bella santella chiamata Tribulina della Guazza nei pressi della quale il sentiero n. 549a ci permette,
dopo alcuni saliscendi, di raggirare le numerose insenature della montagna.

 



In una quarantina di minuti raggiungiamo nuovamente le belle casette adagiate sui prati di Monte Farno.

 



Da qui in pochissimi minuti siamo nuovamente al parcheggio, dopo una ventina di km percorsi tra ampi panorami e prati in fiore.
Un giro alla portata di tutti quelli che hanno un minimo di allenamento alle lunghe distanze. I sentieri sono sicuri e la segnaletica abbastanza buona.

 

 



 

 

 



 





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