Raminghi
partecipanti: Raminghino, Ramingorino, Ramingazzo, Ramingone. Con gli
amici Ciano e Maurizio.
Il ritrovo di oggi e' fissato per le ore 6
e 30 a casa del Ramingone da dove partiremo per un itinerario che ci
portera' a visitare le montagne che segnavano il confine con l'Impero
Austro-Ungarico durante il primo conflitto mondiale. Il viaggio in
auto, spezzato dalla sosta colazione ad un bar di Idro, risultera' un po'
lungo, dovendo attraversare buona parte della Valvestino. Comunque,
poco prima delle 9, raggiungiamo la splendida località di Cima Rest, dove
parcheggiata la macchina, ci prepariamo alla camminata.
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Da
Wikipedia: Ricerche storiche, iniziate nel secondo dopoguerra,
datano questa tipologia di costruzione al VII secolo attribuendola
alle tradizioni dei Goti o dei Longobardi. La tecnica di
copertura si basava sull%u2019allineamento e sovrapposizione di
centinaia di mannelli di paglia, legati con steli di lantana. Il
risultato finale era dato da un manto compatto e perfettamente
funzionale: difatti la paglia oltre che essere un ottimo
idrorepellente e' pure un ottimo isolante termico che
permette una perfetta conservazione del foraggio. Il primo piano era
adibito a magazzino, stalla e luogo di caseificazione e il
secondo piano a deposito di foraggio. (http://it.wikipedia.org/wiki/Fienili_di_Cima_Rest
). da informazioni locali erano fatte da paglia di grano saraceno
una volta coltivate in loco, ora coltivate nella bassa bresciana per
conto dei valligiani. Nei pressi della chiesetta degli alpini,
imbocchiamo il sentiero n. 69, che attraversa gli splendidi
alpeggi.
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Superiamo
un paio di malghe ed entriamo in un bel bosco di faggi, ma distratti dalla
bellezza del percorso, sbagliamo inpietosamente strada proseguendo sul
sentiero 69 anziche' prendere il n. 66.
Mestamente
ritorniamo sui nostri passi fino al bivio della discordia che troviamo
ampiamente indicato da esaurienti frecce segnaletiche... Abbandoniamo
cosi' la facile stradina per continuare su sentiero. Dopo una ventina
di minuti, raggiungiamo una piccola radura dove spartane panche, ci
esortano ad un breve riposo.
Ramingazzo ci offre alcune barrette energetiche
che tutti di primo acchitto rifiutiamo memori del pessimo gusto di quelle
che ci aveva offerto la volta scorsa. Stavolta però alle disgustose
barrette al gusto cappuccino, ha sostituito quelle più buone alla mela ed
al limone, ed alcuni di noi accettano di mangiarle. Riposati e
rifocillati, riprendiamo il sentiero che, attraversato il bosco, sbuca nei
pascoli sotto la cima del Tombea. La splendida giornata non fa che
accentuare la bellezza del panorama che da qui in poi continuera' ad
accompagnarci.
Con
qualche tornante attraversiamo i prati cercando di trovare lungo il
percorso, qualche fossile di conchiglie e ammoniti che dicono essere
numerosi da queste parti. Purtroppo a mani vuote raggiungiamo la Malga
Tombea, adagiata proprio sotto la cima del monte.
Qui giunge
anche la vecchia strada di arroccamento usata dagli alpini nella Prima
Guerra Mondiale. Dalla stradina poco oltre la malga, vediamo una
freccia che indica il sentiero verso la vetta, noi pero' decidiamo di
salire da un'altra via non segnata che si inerpica partendo proprio da
sopra la malga.
Con un poco di salutare fatica siamo in cima dove
il panorama a 360 gradi, ci lascia senza fiato.
Di sicuro non pensavamo che il Tombea offrisse uno
spettacolo del genere. Dietro di noi il Lago di Garda con la penisola
di Sirmione ed il Monte Pizzoccolo, a Ovest il Lago di Idro, le montagne
del Maniva, il Colombine ed il dosso dei Galli con gli inconfondibili
radar. Verso nord la nera sagoma del Cornone di Blumone, il Frerone,
l'Adamello, il Care' Alto, le Dolomiti di Brenta, mentre a est il
Monte Baldo con le sue ondulate cime, e la vista che arriva fino alle
Dolomiti ed alla Marmolada.
Approfittiamo di questo spettacolare posto per
pranzare in contemplazione del paesaggio.
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Scattiamo anche una foto ricordo tutti insieme sfoggiando
la famigerata tovaglia raminga.
Dopo pranzo, un po' a malincuore riprendiamo il
sentiero percorrendo alcuni panoramici e non difficili pezzi di
cresta. Troviamo molti tratti di trincee arditamente arroccate alla
montagna e moltissimi ripari di guerra scavati nella roccia che ci
costringono ad un breve momento di riflessione. Cominciamo a
scendere raggiungendo nuovamente la stradina e proseguendo con essa verso
Est, lungo il sentiero n. 67 segnato anche dai colori bianco-gialli del
sentiero Antonioli.
Raggiunta la Bocca di Caplone, lasciamo
l'Antonioli per proseguire in discesa più marcata lungo la strada che con
molti tornanti attraversa la localita' Cordeter, la Selva dal Ponte,
fino a sbucare sulla stradina percorsa all'andata poco sopra Malga
Casina.
E' questo un tratto di discesa molto tranquillo anche se
abbastanza lungo. Intanto il Sole sta calando e le luci della sera
cominciano a farsi strada, allungando le ombre e riscaldando i
colori.
Attraversati ancora alcuni caratteristici
fienili...
...giungiamo al parcheggio.
Decidiamo di concederci una meritata birra al
tipico bar-ristorante dal tetto di paglia, prima di prendere le auto e
ritornare a casa.
Video creato
da Ramingone
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